(testi di Maurizio Angelucci  foto di Nicoletta Di Ciano)

Tradizioni lancianesi

 

E' consigliabile visitare Lanciano nel suo periodo più significativo, Settembre, quando meglio si può comprendere la cultura popolare esteriorizzata nella speciale atmosfera di questi giorni. Il “Settembre Lancianese” è una tradizione cui i lancianesi non vogliono rinunciare; gli emigrati nelle terre più lontane, Australia e Americhe, tornando ogni tre o quattro anni, organizzano le loro vacanze in funzione di queste festività. Il primo del mese ricorre l'anniversario della fondazione di Lanciano e si celebra un abate benedettino, S. Egidio; le feste hanno inizio con i tradizionali fuochi di mezzogiorno sulla Torre Civica in Piazza Plebiscito dove viene issata la bandiera cittadina, blu e gialla. Il mese festivo ha due importanti antefatti: lo sparo di bombe dal campanile alle 13 del 30 agosto e la caratteristica festa popolare della sera del 31 agosto.

 

 La sera del 31 agosto

 

Se vi trovate a Lanciano la sera del 31 agosto osservate attentamente…il Corso Trento e Trieste e Piazza Plebiscito si popolano di una folla strabocchevole intorno alle numerose bancarelle, piene di giocattoli e degli ultimi prodotti artigianali. E' tradizione che gli innamorati regalino alle loro ragazze dei piccoli canestri contenenti fiori e frutta e ricevano delle campanelle di terracotta (che, insieme con tutto un campionario di vasellame, fanno dell'artigianato locale il vero protagonista di quest’incontro di popolo). E' questa la vera festa di S. Egidio mentre non lontano, nelle immediate adiacenze del mercato coperto, si svolge la vendita di prodotti agricoli a ricordo del tempo delle "Nundinae", che avvenivano nel territorio dell'attuale contrada di S. Egidio.

 

Il Mastrogiurato

 

L'importante carica pubblica de Il Mastrogiurato fu istituita dagli Angioini nel 1304 ed esercitava i pieni poteri nel periodo fieristico; egli vigilava ininterrottamente sull'ordine pubblico e sulle operazioni di peso e misura delle merci. Egli veniva eletto in piazza Plebiscito dai rappresentanti dei quattro quartieri del centro storico, nel periodo in cui iniziavano le fiere lancianesi di maggio e settembre; poi i governatori cittadini gli consegnavano la bandiera locale e quella regia. Quindi il corteo, composto di nobili, mercanti, preti e dalla restante parte del popolo, accompagnava Il Mastrogiurato il quale, passando per il ponte Diocleziano e il corso della Bandiera, si recava nel quartiere Fiera dove innalzava le bandiere e dichiarava aperte le fiere. Gli rendevano omaggio i sindaci di Lanciano e dei paesi del circondario, cioè di: Castelfrentano, Frisa, Mozzagrogna, Rocca S. Giovanni, S. Maria Imbaro, S. Vito Chietino, Treglio e Sant'Eusanio del Sangro. Tutto ciò si ripete alle sette della sera dal 1981, nell'ultima domenica di agosto o nella prima di settembre, e vuole sempre ricordare un glorioso periodo storico di Lanciano; nessuno dimentica il personaggio de Il Mastrogiurato e i caratteristici costumi d'epoca di paggi, notai, dame, guardie, artigiani, ecc. Tutti, partecipanti e pubblico, collocano fantasticamente nel Medioevo la cerimonia che si svolge in una contrastante modernità.

 

Il Dono

  

L'8 settembre, il giorno della natività della Vergine, la patrona di Lanciano, alle 10 del mattino si svolge un importante incontro di popolo, "Il Dono" (al quale occorre presenziare se si vuol comprendere il rapporto tra il folklore cittadino e quello delle popolazioni rurali). Questa festa era originariamente pagana nella forma, ricordando i culti cerimoniosi di greci e romani per placare e ringraziare i loro dei, ma è oggi profondamente cattolica per la devozione alla Vergine. Lo spettacolare corteo dei contadini delle varie contrade sfila lungo Corso Trento e Trieste con i tradizionali costumi; i contadini seguono ordinatamente un capo contrada e un'insegna indicante la frazione di provenienza, mentre il turista confronta il tutto col suo folklore. Contornati dalla presenza interessata di una folla numerosa, i contadini recano in omaggio alla patrona della città i prodotti dei loro campi, soprattutto il grano; le contadine offrono i loro donativi in conche di rame con vivaci ornamenti floreali (tutti i partecipanti alla sfilata cantano degli inni alla Madonna). La manifestazione ha il suo culmine con l'arrivo alla cattedrale dove i doni saranno venduti, la sera, su di un palco allestito per l'occasione, per finanziare le feste patronali.

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Nei giorni del Settembre Lancianese si svolgono degli interessanti incontri culturali come la mostra fotografica, quella filatelica e quella numismatica, un concorso di poesia dialettale ed un'esposizione delle ultime produzioni dell'artigianato locale e dei paesi del circondario, esprimente la perenne vitalità di un'arte che ritarda il suo declino.

 

 Le “Feste di Settembre”

 

Le feste in onore della patrona di Lanciano, Maria S.S. del Ponte, si svolgono il 14, 15 e 16 settembre. La mattina del 14 settembre, alle quattro, c'è una grande folla dentro e fuori l'ippodromo che attende l'inizio dei fuochi pirotecnici, la tradizionale apertura delle feste settembrine. Chi ha ballato fino a quest'ora particolare s'incontra con chi si è appena alzato per assistere ai fuochi d'artificio; poi si cammina per le vie cittadine e si compra la tradizionale pizza, mentre la banda esegue delle musiche popolari. In questi giorni si svolgono le tradizionali corse ippiche, che costituiscono un particolare richiamo per gli appassionati e non, e ci si può divertire in feste pubbliche e private o nell'affollatissima aerea dei luna-park; ogni mezzanotte ci sono i fuochi pirotecnici, une vera e propria competizione che vedrà premiato, alla fine delle feste, il miglior artista. Ogni sera si aspetteranno i fuochi d'artificio ascoltando complessi bandistici e di musica leggera, nei pressi della stazione e in Piazza Plebiscito. Ma gli avvenimenti più importanti di tutta l'annata sono senza dubbio la S. Messa e la solenne processione in onore di Maria S.S. del Ponte, alle sette della sera del 16 settembre, con la folta partecipazione d’autorità religiose e politiche e una folla di fedeli veramente immensa. La sera stessa, a mezzanotte, gli ultimi spari concludono le feste patronali…il resto è malinconia. 

 


La Squilla

 

Il 23 dicembre è un giorno particolare per chi è nato o vive a Lanciano, anche più dello stesso Natale. Sembra una delle solite giornate natalizie, ma dalle 18 alle 19 tutto pare trasformarsi per le strade improvvisamente deserte e quel nitido suono che si diffonde dappertutto. Il tenue e ripetuto rintocco di una campana della Torre Civica, "la Squilla", ricorda ad ognuno di pregare e perdonare in questa ricorrenza della riappacificazione dai vecchi rancori; poi si andrà nella casa del parente più anziano per augurargli le buone feste e porgergli dei doni. Conosco a fondo i miei concittadini per non esser certo che gli emigrati in ogni parte del mondo ci sono idealmente vicini, mentre qualcuno a Lanciano è imbarazzato nel riappacificarsi, o non lo vuole affatto, o qualcun altro ricorda persone care o immagina di aver ricevuto dei doni. "La Squilla" è la tradizione locale più originale, anzi è unica al mondo, e risale agli ultimi anni del XVI secolo quando l'arcivescovo di Lanciano, monsignor Paolo Tasso, accompagnato dai fedeli, si recava in pellegrinaggio nella chiesetta di contrada Iconicella, per devozione alla Madonna. Questo tragitto ricordava il viaggio di Giuseppe e Maria, per partecipare al censimento a Betlemme, oppure avrebbe anche potuto simboleggiare il cammino dei pastori fino alla grotta di Gesù. Dal 1984, alle quattro pomeridiane del 23 dicembre, si ripete la processione dalla cattedrale alla chiesetta dell'Iconicella, e al ritorno dei fedeli in città il suono de "La Squilla" diffonde nell'aria un'atmosfera religiosa. 

 

I giorni di Natale

 

La nascita di Gesù Cristo è celebrata con una profonda partecipazione religiosa dai lancianesi, al fine di preservare una certa cultura del passato, sempre più in netta antitesi con quello che dovrebbe essere lo spirito più autentico del Natale.

A Lanciano, la vigilia di Natale è, o era, fate voi, un giorno consacrato al digiuno e durante il pranzo non si mangiano la carne e i suoi derivati, ma il pesce è permesso. Così la sera si mangia in maniera abbondante con "Lu Cenone", composto di 9 differenti portate comprendenti lenticchie, piselli, fagioli, vegetali, patate salsicce, cavoli fritti, spaghetti col tonno, sardine fritte, stoccafisso e lumache con salsa di pomodoro, capitone, cotechino, vini rossi e bianchi, champagne, macedonia, frutta, dolci, caffè, liquori. A mezzanotte si va a messa e poi si torna casa a giocare a carte o a discutere e a rinsaldare i vincoli affettivi, nonostante la troppa importanza che ormai hanno i programmi televisivi.

A Natale si va principalmente a messa e poi a mangiare in maniera abbondante le nove pietanze riccamente costituite da: brodi di gallina e tacchino, maccheroni alla chitarra con salsa di pomodoro, pollo e patate fatte al forno, costolette di vitello, insalata, torroni, panettoni, dolci, frutta, vini, liquori; ma il piatto principe del Natale è il brodo col cardone e piccole pallottoline di carne. Dopo si trascorre il pomeriggio a discorrere d’argomenti generali e la sera si consuma un leggero pasto di carne. Siamo ben lontani dai tempi nei quali il 25 dicembre era uno dei pochi momenti dell'anno in cui la carne era prerogativa della mensa del povero così come di quella del ricco. Quest'ultimo aspetto sarà reso ancora più positivo dal progresso se l'egoismo di chi sta bene economicamente oggi, e magari avrà sofferto in un passato troppo lontano, sarà sostituito da un altruismo quotidiano verso tutti coloro che soffrono. 

Nei giorni seguenti il Natale, la vita ordinaria riprende il suo ritmo iterativo che si protrae fino la notte dell'ultimo dell'anno, quando ci si riunisce in feste danzanti e si aspetta la mezzanotte per stappare delle bottiglie di champagne e augurarsi un felice anno nuovo. Il piatto tradizionale di Capodanno è costituito dai "ravioli", piccoli pezzi quadrati di pasta fatta in casa, ripieni di carne, prosciutti, salami, spezie, ed interamente ricoperti di salsa di pomodoro. 

La festa della Befana è diventata per i bambini un giorno come tanti altri, perché un giocattolo di più o uno di meno non cambia la sostanza delle cose e il mondo dell'usa e getta è sempre più lontano da un certo modo di interpretare la tradizione. 

 

17 gennaio - Sant'Antonio abate

 

La tradizione muta per l'incalzare della vita moderna, ma rinnova continuamente i suoi valori per l'attaccamento della gente di "una volta", e di giovani interessati, ad una storia che è patrimonio culturale locale. Il 17 gennaio si festeggia Sant'Antonio abate, un interessante aspetto folkloristico che non viene quasi più celebrato in città, ma è particolarmente sentito dalle popolazioni rurali che profondono la loro devozione nel santo protettore dalle avversità e dalle tentazioni. E' noto che il santo, dopo la morte dei genitori, fu eremita nel deserto egiziano dove condusse una vita austera per resistere alle tentazioni del demonio. La sera del 16 gennaio si svolgono delle rappresentazioni, soprattutto nelle contrade, nelle quali rivivono le tentazioni del demonio e le resistenze del santo, protetto dall'Angelo. Sant'Antonio abate è il protettore degli animali e la sua immagine è posta sugli ingressi delle stalle o sui paramenti degli animali stessi; in alcune zone rurali, un prete benedice ancora gli animali e riceve dei doni in natura. Questa tradizione è ormai importante solo nelle contrade, mentre qualcuno in città pensa che non si vive più come "una volta"

 

San Biagio

 

          La sera del 3 febbraio c'è un insolito flusso di gente che procede da Piazza Plebiscito verso la più antica chiesa di Lanciano, San Biagio.

 Qui un prete benedice la gola dei fedeli con un Olio Santo per immunizzarli da ogni eventuale malattia della gola stessa. Questa tradizione si ricollega ad un'antica leggenda, che attribuisce al santo la salvezza di un ragazzo che aveva una lisca di pesce incastrata nella gola e che rischiava il soffocamento; San Biagio aveva risolto la situazione con una sua benedizione. 

San Biagio nacque in Armenia ed era un filosofo ed un medico prima di esser stato fatto vescovo di Sebaste in Cappadocia, dove fu decapitato per ordine del governatore di quella regione nel 316; la leggenda legata al suo nome narra che egli aveva salvato il ragazzo proprio mentre si recava verso il suo martirio finale.

La sera del 3 febbraio ogni fedele, dopo esser stato benedetto con l'unzione alla gola, trascorre il tempo in armonia con gli altri e compra dei panini votivi, le panicelle, su delle bancarelle fuori o nei pressi della chiesa del santo


Il Carnevale

 

La vita lancianese, nei giorni precedenti il Martedì Grasso, è ritmata dal rullare di tamburi che accompagnano un gran fantoccio fatto interamente in cartapesta, il Carnevale, che rappresenta in modo ironico le buone e/o cattive qualità di qualche personaggio famoso, o di qualcuno locale.

Anche questa festa si ricollega ad un antico rito pagano in cui si bruciavano le cose vecchie e negative, in un processo di purificazione per elevare l'anima al cielo con l'eliminazione d’ogni colpa o passione. Tutto ciò attraverso il fuoco, il rito simbolico e lo strumento materiale di questa tradizione popolare che chiude il periodo invernale e annuncia quello primaverile, e che si accosta, in sostanza, a quella dell'ultimo dell'anno, in cui si tende a sostituire il vecchio con delle novità che ci si aspetta che siano sempre migliori.

I tempi cambiano ma l'allegria, l'ilarità, le smorfie di scherno, le burle tra amici sono ancora attuali, anche se la modernità produce la sostituzione di maschere nuove a quelle tradizionali e porta ad imitare la forma di manifestazioni che si svolgono in altre città più importanti piuttosto che orientarsi verso uno sfruttamento della vena creativa locale.

Alla sette della sera del Martedì Grasso, specie in Piazza Plebiscito, ma anche in altre piazzette della città, il Carnevale (o più di uno) viene bruciato nel bel mezzo di una folla divertita che poi andrà a ballare o a mangiare i cibi caratteristici di questa festa popolare: la cicerchiata, una specie di torta composta di piccole pallottole di pasta che vengono unite tra loro col miele, e i maccheroni alla chitarra, cioè pasta e uova tagliate su di un'apposita chitarra, uno strumento caratteristico del folklore nostrano.

 

La Settimana Santa

 

       La Settimana Santa viene vissuta nella nostra città con una forte carica religiosa che si manifesta in questi giorni consacrati ai momenti fondamentali della vita di Cristo. La tarda sera del Giovedì Santo i fedeli vanno per i Sepolcri nelle chiese cittadine come preparazione all'importantissima processione del giorno dopo.

       La processione del Venerdì Santo esce dalla chiesa di S. Chiara intorno alle 19 e convoca a raccolta una folla meditativa che costituisce un contorno molto significativo intorno alla statua lignea del Cristo Morto che sfila lungo le vie cittadine. Vi partecipano bambini, giovani, adulti, tutti vestiti in nero e con la presenza di molte confraternite religiose, soprattutto quella di S. Filippo Neri che è a capo dell'organizzazione del momento solenne; nelle ultime file ci sono le autorità religiose e cittadine e molti fedeli. La gente è dappertutto e il traffico è sempre incredibile. Intanto le note musicali del Miserere, una marcia funebre molto toccante composta dal musicista locale Francesco Masciangelo quasi cent'anni fa, si diffondono ovunque e raggiungono nelle loro case anche coloro che sono impossibilitati ad esser presenti. I fedeli fanno ala al passaggio della processione e guardano tutti i simboli della passione, mentre alcuni portano sulle proprie spalle la bara del Cristo Morto e osservano il "cireneo" che, bendato e a piedi scalzi, trasporta una grossa croce di legno.

       La mattina di Pasqua molti ricevono le uova di Pasqua e altri regali e i credenti vanno a messa. A mezzogiorno in punto avviene un'altra significativa cerimonia religiosa davanti la cattedrale dove la statua di S. Giovanni, trasportata a spalla dai fedeli dalla chiesa di S. Agostino, s'inchina tre volte al cospetto di quella della Vergine Maria, proveniente dalla chiesa de Il Purgatorio, e le annuncia l'avvenuta resurrezione del figlio. Poi la Madonna s'incontra con la statua del Salvatore, proveniente dalla chiesa di S. Maria Maggiore, e si fanno un cenno di saluti e un velo nero le cade dalla fronte nel bel mezzo dell'applauso caloroso dei devoti.

       Il periodo pasquale è contraddistinto da molti dolci tradizionali che sono preparati nelle case e nei forni. C'è sempre una grande richiesta del "Fiadone", un dolce rustico fatto con uova e formaggio. Uova, farina, zucchero e mandorle sono gli ingredienti fondamentali di altri tipi di dolci dalle caratteristiche forme di cuori, cavalli, bambole che si donano ai bambini e alle persone più care.

       Il lunedì di Pasqua, di mattina presto, molti partono per le scampagnate nei paesi vicini o in altre città; chi resta sfrutta le strade tranquille per godersi Lanciano.

       Il martedì dopo Pasqua, a mezzogiorno, si svolge un'altra processione in Piazza Plebiscito con protagoniste le statue che dopo la cerimonia solenne di Pasqua avevano dimorato nella cattedrale. Ora esse si salutano e tornano nelle rispettive chiese; quella del Salvatore in quella di S. Maria Maggiore, dove in una cripta annessa è offerto un pranzo a 13 poveri che mangiano i maccheroni alla chitarra con le mani legate dietro la schiena.